Dopo quattro anni di negoziazione è stato sottoscritto l’accordo sulla Brexit, entrato in vigore il 1° Gennaio 2021.
Il mondo dell’industria, ed in particolare quello della logistica, ha immediatamente avviato studi e ricerche per valutare l’impatto di tale importante modifica degli equilibri europei nel breve, medio e lungo periodo.
L’incertezza determinata dall’uscita del Regno Unito dall’Europa ha implicato immediatamente l’introduzione di nuove norme doganali che hanno già prodotto effetti sui flussi commerciali tra i Paesi.
Nonostante tale situazione di crisi sia stata parzialmente ovviata dalla previsione di periodi di transizione utili a molte imprese per valutare il futuro posizionamento su import ed export dal Regno Unito, i controlli addizionali alle frontiere e le reintrodotte pratiche doganali, eliminate precedentemente in Europa grazie alla creazione di uno spazio libero di circolazione, hanno già comportato la dilatazione dei tempi di attesa per il transito delle merci.
L’introduzione di un accordo che abbia come obiettivo quello di evitare tariffe e limiti sui beni scambiati tra Regno Unito e Unione Europea sembrerebbe l’unica soluzione per poter dirimire le difficoltà createsi; ma la relativa lentezza nella conclusione di tale accordo potrebbe impedire una rapida risoluzione del problema.
Le prime conseguenze della Brexit
L’implementazione del testo in discussione a soli due giorni dalla firma ha avuto evidenti effetti su ritardi e resi nelle consegne, portando molti fornitori di servizi logistici all’interruzione temporanea dei servizi per adeguarsi alle nuove normative in vigore.
Inoltre, la congestione nei diversi porti inglesi a causa della Brexit e del Covid-19 ha avuto immediate implicazioni sul trasporto roll-on roll-off con containers lasciati nel porti del Belgio, costretti a muoversi su strada da Dover.
La questione dei ritardi nel trasporto su strada non è materia di scarso interesse. Un ritardo di soli 15 minuti nella consegna di componenti per industrie automobilistiche che lavorano sul just-in-time, ad esempio, può causare danni da milioni di dollari in un anno. Allo stesso modo, il 75% dell’import di frutta e verdura nel Regno Unito viaggia su strada, ed in particolare passa dal porto di Dover. Il pericolo di lasciare scaffali dei supermercati vuoti e di far fronte a notevoli quantità di prodotti alimentari deperiti a causa dell’attesa ha portato le autorità doganali a favorire e prioritizzare i veicoli di trasporto con all’interno merci deperibili destinati ai supermercati.
Una maggiore attenzione dedicata alla catena di approvvigionamento è necessaria per verificare l’interconnessione con fornitori o clienti nel Regno Unito, e stabilire l’impatto che i ritardi nelle consegne possano determinare sulla stabilità della catena di approvvigionamento.
BRIDGE è al fianco delle aziende italiane che esportano o importano dal Regno Unito. La conoscenza del trasporto su strada da e per il Regno Unito permette che l’offerta di servizi sia realizzata su misura per il Committente.